Esce in questi giorni il nuovo romanzo di Stefano Sala: “La scacchiera d’oro” (2016) edito da Le Due Torri.
Ecco la trama dal sito dell’editore:
Nel momento in cui l’Europa cristiana annaspava faticosamente per uscire dal buio del Medioevo nella civiltà islamica invece fioriva la conoscenza.
Non ci fu campo del sapere in cui i musulmani non conseguirono un incontestabile primato e così avvenne anche nell’immortale gioco degli scacchi. Poi all’incirca dall’inizio del XIII secolo, la luce, lentamente ma inesorabilmente, incominciò a spegnersi…
Salman, un ricco emiro dell’Oman, s’interroga, inseguendo sogni e storie fantastiche sui motivi di questa decadenza ed è attraverso il gioco degli scacchi che proverà a inaugurare un nuovo rinascimento islamico e per farlo avrà bisogno del genio, della sregolatezza e della fantasia di un giovane scacchista palermitano: Rodolfo, una promessa, un Candidato Maestro, una speranza della federazione, una vita in attesa dell’occasione che lo possa finalmente consacrare.
In questo secondo noir l’Autore si sposta nelle piazze della narrativa italiana, e con tutto il suo prezioso armamentario, fatto d’immagini e colori saturi, racconta la sua storia, i suoi messaggi, i suoi simboli e le sue metafore, mescolandoli con la pura arte del narrare, proprio come un prestigiatore ci nasconde i suoi trucchi con la sua abilità manipolativa o un abile cuoco fa scomparire gli ingredienti con la loro sapiente amalgama.
Ecco l’incipit del Prologo:
Si narra che il califfo Omar dopo aver sconfitto i Bizantini nella Battaglia di Eliopoli, volse la sua attenzione verso Alessandria e quando le sue armate arabe entrarono nella città, il califfo ordinò l’incendio della grande biblioteca dopo aver così sentenziato: «Se i libri sono in accordo con il Corano, sono inutili; se in disaccordo, sono pericolosi». L’aneddoto, ancorché celebre, è apocrifo ed è in contrasto con quello che per secoli è stata la civiltà islamica: il faro intellettuale del Mediterraneo.
Nello stesso momento in cui l’Europa cristiana annaspava faticosamente per uscire dal buio del Medioevo e a Bisanzio venivano meno la voglia e la forza di creare cultura, di coltivare la libera investigazione, la filosofia, l’apprendimento, nella civiltà islamica invece fioriva la conoscenza.
Non ci fu campo del sapere dalla teologia alla filosofia, alla matematica, alla logica, all’astronomia, alla geografia, alla medicina ed anche all’immortale gioco degli scacchi in cui i musulmani non conseguirono un incontestabile primato rispetto a tutte le altre civiltà. Poi, a partire pressappoco dal XIII secolo, la luce, lentamente ma inesorabilmente, incominciò a spegnersi.
L.
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